Archivio mensile:Novembre 2013

stargate

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« Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.

Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.
I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?». »

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(messo al sicuro)

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(USO E RIUSO DELLA MATERIA 2006) CARATTERISTICA GENERALE – 255 Spontaneità e sensibilità gli stessi esseri viventi, considerando questi come semplici macchine, traverso le quali il movimento universale subisce particolari distribuzioni. I progressi più clamorosi della scienza tra la seconda metà del ’500 e la prima del ‘600 si vennero determinando nel campo dell’astronomia e quindi della matematica e della meccanica. La natura vivente rimane come al margine del pensiero scientifico, o viene studiata prevalentemente in quanto può rientrare nei grandi quadri che la meccanica viene costituendo.   2.  Il problema del metodo della scienza.  _ La coscienza della nuova direzione e delle nuove mète del pensiero scientifico si manifesta chiara in un altro fatto caratteristico del movimento della scienza in questa età : ed è il sorgere del problema del metodo. Nel naturalismo del Rinascimento o predomina l’audacia speculativa e costruttiva con lampeggiamenti geniali e con felici divinazioni, ovvero, pur dove si afferma una mentalità più propriamente scientifica, questa agisce piuttosto per intuito che per una chiara ed esplicita consapevolezza del metodo da seguire per giungere a una conoscenza sicura e progressiva della natura. Ora invece o i cultori stessa della scienza _ massimo tra tutti GALILEI _ derivano dalla loro riflessa esperienza di scienziati la determinazione dei canoni metodici generali che loro si rivelano più fecondi di risultati positivi ; ovvero _ come si fa da BACONE _ viene formulato di proposito il programma di quella   <<Instauratio magna>> della scienza che si sente già matura nella conoscenza universale : e vengono tracciate al pensiero scientifico come le carte di navigazione per i nuovi vasti oceani ch’esso si accinge a percorrere. Esperienza e ragione vengono così volta a volta esaltate e codificate come organi del conoscere. BACONE si fa il paladino eloquente dell’esperienza, contro ogni tendenza a anticipare per forza d’intelletto la verità, contro ogni teoria che non si lasci guidare dai fatti ; e anzi spinge la sua critica dell’ << intellettualismo >> astratto della vecchia scienza sino a tal punto negare qualunque affinità tra la natura e l’intelletto umano quale attività raziocinatrice. Questa è per lui piuttosto uno specchio de formatore dei fatti. Pertanto solo partendo dall’osservazione dei fatti particolari si può sperare di giungere alla conoscenza delle leggi che li regolano ( dal particolare dall’universale : induzione ). _ Viceversa, GALILEO

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256 CAP.  I  _ LA NUOVA SCIENZA E IL PROBLEMA DEL METODO  esalta _ al pari dell’esperienza _ la necessità del ragionamento matematico, per cui Bacone aveva la massima diffidenza : del ragionamento matematico, che ha per punto di partenza principii generali formulati indipendentemente dall’esperienza, e di cui le stesse leggi fisiche sono speciali determinazioni (dall’universale al particolare : deduzione).  3. Metodo scientifico e filosofia.  _  Il problema del metodo della scienza, così posto e formulato, venne ad avere una portata assai più generale di quel che non appaia a prima vista o di quel che non avesse agli occhi dei pensatori che per primi se lo proposero. Codesto significato filosofico di quel problema si rivelò in tutto il suo rilievo per opera di CARTESIO, che lo affrontò, terzo accanto a Galilei e a Bacone.  Egli cerca di costruire una scienza integrale dell’universo, che abbia la stessa intrinseca concatenazione organica e necessaria della scienza matematica, e anzi a una scienza matematica universale richieda i principii esplicativi della natura. Ma la deduzione delle leggi fisiche dai principii matematici a lui non basta : la validità degli stessi principii matematici dev’essere fondata su principii metafisici, presupposto primo di ogni ragionamento  matematico e di ogni esperienza fisica. Codesti principii veramente << primi >> sono radicati nell’anima stessa del soggetto. Ed ecco come s’impone alla riflessione filosofica il problema fondamentale del rapporto tra l’io, autore della matematica e soggetto dell’esperienza, e la natura che viene interpretata mediante il ragionamento matematico e mediante l’esperienza. Codesto problema filosofico assume due forme, una gnoseologica, l’altra metafisica.   a) Il metodo della scienza appare lo stesso pensiero in azione, volto alla conoscenza del vero. In esso appare la dualità dell’esperienza e del ragionamento matematico, dell’induzione che muove dal particolare sperimentabile, e della deduzione che muove da principii validi indipendentemente dall’esperienza. Ora non è questo il sintomo della possibilità d’un duplice orientamento generale del pensiero nell’opera sua di ricerca del vero ? E tal duplice orientamento dipende forse da una dualità, nell’uomo, di fonti di conoscenza, egualmente originali e irriducibili ? Ma, in tal caso, sono conciliabili i risultati dell’una e dell’altra fonte, sono conciliabili la visione d’un mondo di qualità in continua tra –